martedì 2 luglio 2013

RIVELAZIONE, TEMPO E MIRACOLI

La Rivelazione induce a una completa ma temporanea sospensione del dubbio e della paura. Essa riflette la forma originale di comunicazione tra Dio e le sue creazioni, che implica un senso della Creazione estremamente personale che talvolta viene ricercato nelle relazioni fisiche.
La vicinanza fisica non può ottenerlo. I miracoli tuttavia sono genuinamente interpersonali e hanno come risultato la vera vicinanza agli altri. La Rivelazione ci unisce direttamente a Dio. I miracoli ti uniscono direttamente a tuo fratello. Nessuno dei due emana dalla conoscenza. Nessuno dei due emana dalla coscienza, ma entrambi vengono sperimentati in essa. La coscienza è quello stato che induce l'azione anche se non la ispira. Tu sei libero di credere in ciò che vuoi e ciò che fai attesta ciò in cui credi.

La Rivelazione è intensamente personale e non può essere tradotta in modo significativo. Questo è il motivo per cui qualsiasi tentativo di descriverla a parole è impossibile. La Rivelazione induce solo esperienza. I miracoli d'altro canto inducono azione. Essi sono più utili ora a causa della loro natura interpersonale. In questa fase di apprendimento operare i miracoli è importante. Perché la libertà dalla paura non può esserti imposta. La Rivelazione è letteralmente inesprimibile perché è un'esperienza di amore inesprimibile.

La soggezione deve essere riservata alla Rivelazione, alla quale è perfettamente e correttamente applicabile. Non è appropriata ai miracoli, in quanto, uno stato di soggezione è colmo di venerazione, poiché implica che un essere di ordine inferiore stia davanti al suo Creatore. Tu sei una creazione perfetta e dovresti provare soggezione solo alla presenza del Creatore della perfezione. Il miracolo è quindi un segno di amore tra eguali. Tra eguali non dovrebbe esserci soggezione, perché la soggezione implica ineguaglianza ed è pertanto una reazione inappropriata nei miei confronti. Il primogenito tra i fratelli ha diritto al rispetto della sua maggiore esperienza e all'obbedienza della sua maggiore saggezza. Ha anche diritto all'amore perché è un fratello, e alla devozione, se egli è devoto. E' solo la mia devozione che mi da diritto alla tua. Non c'è niente di me stesso che tu non possa raggiungere. Io non ho niente che non venga da Dio. La differenza tra di noi ora è che io non ho nient'altro. Questo mi lascia in uno stato che in te è solo potenziale.

"Nessuno viene al padre se non per mezzo di me" non significa che io sono in alcun modo diverso e separato da te eccetto nel tempo. E il tempo in realtà non esiste. L'affermazione ha più significato nei termini di asse verticale che non orizzontale. Tu ti trovi al di sotto di me e io sono al di sotto di Dio. Nel processo di "Ascesa" io mi trovo più in alto perché senza di me la distanza tra Dio e l'uomo sarebbe troppo grande perché tu la possa colmare. Io colmo la distanza come tuo fratello primogenito da un lato e come figlio di Dio dall'altro. La devozione che ho verso i miei fratelli mi ha dato la responsabilità della figliolanza, che io rendo completa perché la condivido. Questo può sembrare contraddire l'affermazione "Io e il Padre siamo uno" ma ci sono due parti dell'affermazione a riconoscimento del fatto che il Padre è più grande.

Le Rivelazioni sono indirettamente ispirate da me dacché io sono vicino allo Spirito Sacro e attento al momento in cui i miei fratelli sono pronti alla Rivelazione. Posso così far discendere su di loro più di quanto essi possono far discendere da soli. Lo Spirito Santo fa da mediatore tra la comunicazione superiore e quella inferiore, mantenendo aperto il canale diretto da Dio a te, così che avvenga la Rivelazione. La Rivelazione non è reciproca essa procede da Dio a te, ma non da te a Dio.

Il miracolo minimizza il bisogno del tempo. Nel piano longitudinale od orizzontale il riconoscere l'uguaglianza di coloro che appartengono alla figliolanza sembra implicare un tempo quasi interminabile. Tuttavia il miracolo comporta un improvviso salto della percezione da orizzontale a verticale, questo introduce un intervallo dal quale entrambi chi da e chi riceve, emergono molto più in la nel tempo di dove altrimenti si sarebbero trovati. Il miracolo così ha la proprietà unica di abolire il tempo nella misura in cui rende non necessario l'intervallo di tempo che attraversa. Non c'è rapporto tra il tempo che ci vuole per fare un miracolo e il tempo che esso ricopre. Il miracolo sostituisce un apprendimento che avrebbe potuto richiedere migliaia di anni. Lo fa mediante riconoscimento implicito della perfetta eguaglianza di chi da e di chi riceve sui quali si basa il miracolo. Il miracolo accorcia il tempo collassandolo eliminando così alcuni intervalli al suo interno, tuttavia lo fa all'interno della sequenza temporale più ampia.

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